Il riscaldamento domestico è responsabile di poco meno di un terzo delle emissioni totali di PM10 e PM2,5 primario in Lombardia su base annua, e la combustione della legna è a sua volta responsabile di più del 90% di tali emissioni.
Nei mesi invernali il contributo della legna bruciata in ambito domestico supera il 40% del totale delle emissioni di polveri a livello regionale, ma tale contributo è anche più elevato nelle zone in cui il consumo della legna è più diffuso.
La parte più rilevante delle emissioni derivate dall’uso della legna è da attribuire ai piccoli impianti domestici: ai caminetti aperti, caratterizzati da basse rese energetiche (e il cui utilizzo è spesso legato a ragioni estetiche e ricreative) e alle stufe tradizionali, molto spesso poco efficienti.
Minori livelli emissivi si hanno soprattutto dalle stufe a pellet e, in misura meno significativa, anche da stufe a ciocchi di più recente fabbricazione (in quanto dotate di camere di combustione con migliore distribuzione dell’aria comburente).
Per quanto riguarda le polveri fini, le emissioni dei migliori impianti domestici a legna sono comunque molto superiori ai livelli medi degli impianti a gas naturale.
Nella combustione della legna in piccoli impianti domestici le emissioni di ossidi di azoto e zolfo – importanti precursori del particolato fine secondario – sono invece simili a quelle derivanti dalla combustione dei combustibili convenzionali (gas, gasolio).
Fonte: ARPA Lombardia
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